“Ci voleva proprio questo isolamento …”
Dopo giorni e giorni che guardavo la mia Nikon ben riposta nel mio pesante zaino di fotografia, finalmente un giorno l’ho ripresa in mano, ho tolto l’otturatore e ho scattato una foto al mio cane anziano che si chiama Ombra. Era il 22 marzo 2020 e io ero chiusa a casa dall’8 marzo: 14 giorni in cui non ero mai riuscita a fare una foto. Non mi era mai successo.
Fino al 4 aprile però non sono riuscita a fare nulla di buono, il malessere di questa reclusione mi aveva tolto la mia creatività.
So cosa mi accade, devo scendere fino in fondo e solo in quel preciso istante riesco a risalire.
Conosco quel posto oscuro che mi inghiotte, ma so anche che poi mi ri-vomita, devo solo darmi tempo.
La mancanza di libertà è la cosa che più mi distrugge; pensare che io non possa essere libera di correre ad accudire, salvare, proteggere qualcuno che amo è il dolore più grande e questo isolamento mi ha messo a dura prova.
Vivo da sola con i miei due fedeli cani e tre gabbie di uccellini, in mezzo alla campagna bolognese che in questi giorni di silenzio si è riempita ancora di più di cinguettii nuovi, di odori e colori più intensi; questo rapporto forte con la Natura che mi circonda mi ha sempre rigenerata, anche se questa volta è stato molto più difficile.
Era il 4 aprile e all’improvviso si è creata in testa un’immagine di me, eppure erano giorni e giorni che mi arrovellavo a pensare a come poter fotografare ciò che c’era fuori, al di là della strada che mi collega con il mondo. Giorni che pensavo a come sarebbe stato bello poter girare per le strade appagando il mio bisogno di osservare e scattare per fermare questo enorme cambiamento. Eppure non potevo farlo.
Così all’improvviso sono apparsa io, rinchiusa in casa con il mio bisogno di evadere: ho preso la mia Nikon e con appoggi di fortuna ho scattato il mio primo autoritratto.
In tutti questi anni che svolgo la mia attività di fotografa ho studiato, ragionato, provato ma non sono mai riuscita a fare un autoritratto, ma sapevo che prima o poi qualcosa mi avrebbe portato a farlo.
“Ci voleva proprio questo isolamento perchè io riuscissi a fare un progetto su di me” mi sono detta “Sono una fotografa, abituata a osservare le persone, a farle posare, a tirare fuori da loro i lati oscuri, conosco l’Ombra e le Maschere, quindi posso agire su di me, conosco la strada.” E così è stato.
Le immagini che sono contenute in questo progetto “Professione: fotografa” sono state scattate in casa mia durante la quarantena forzata per il CoronaVirus, sono autoritratti: ho mescolato immagini che mi rappresentano durante la vita quotidiana ad immagini più “artistiche” dove ho cercato di rappresentare ciò che sentivo.
Ho voluto apparire come sono, senza travestimenti o mascheramenti, senza passare dagli occhi di altri, semplicemente io. Ho pensato che era importante avere un ricordo vivo di questi giorni, dovevo fermare questi attimi che non torneranno e che segneranno la mia vita. Mi sono sdoppiata nel vero senso della parola, prima ero modella di me stessa e poi guardavo con occhio critico la luce, la posizione, la scelta della location.
Due me: la fotografa e la modella che si sono alternate con la velocità di un click.